Nei giorni scorsi ha preso il via il secondo ciclo del Laboratorio Educativo (LED) all’Istituto Drusin, quest’anno realizzato con il supporto della Fondazione Friuli, che coinvolge questa volta le classi di prima media.
Un percorso dedicato a ragazzi e ragazze, che in piccoli gruppi incontreranno un operatore della Fondazione per 4 incontri, a scuola e fuori-classe. Si parlerà di cambiamento, declinandolo secondo gli interessi, le passioni e le scelte che le mini-redazioni decideranno di effettuare. Sì, saranno proprio giornalisti e redattori di sette redazioni che daranno concretezza al progetto.
“Come sono stato/a?”
I LED si modificano, si evolvono ad ogni ciclo. Quest’anno, poi, più che mai.
In mezzo a tanti cambiamenti c’è però una parte che resta sempre stabile, costante: il “come sono stato/a?”.
Una domanda che l’équipe educativa ha scelto di porre (e di continuare a porre) a tutti i ragazzi e le ragazze che incontrano durante le mattinate trascorse a scuola.
A questo momento vengono dedicati i dieci minuti conclusivi di ogni giornata Led.
Come si svolge questo momento?
Al termine dell’incontro LED, ciascun partecipante riceve carta e penna: si prende posto nell’aula, in solitaria e distanziati dagli altri componenti del gruppo.
In questo momento ragazzi e ragazze hanno la possibilità di rivivere le attività, interiorizzarle e lasciar parlare le sensazioni e le emozioni. Un momento per stare con sé stessi, imparando a scrivere di sé e di come ci sente di fronte ad una particolare esperienza.
Non è chiesto di scrivere l’elenco delle attività svolte durante la mattinata, una timeline dove inserire tutto ciò che si è fatto, ma si tratta di raccontare come si è stati/e in quel tempo, come ci si è relazionati con gli altri o con gli operatori, le sensazioni, ciò che è piaciuto e cosa non ha funzionato.
Nei primi incontri le risposte sono spesso stentate, poco approfondite e a volte molto generiche: parlare di sé costa, è difficile e per certi versi rischioso. Verso il termine del percorso, solitamente accade che i pensieri diventano più fluidi e più liberi: si fanno proposte, si danno suggerimenti agli operatori, si racconta quanto bello sia stato lavorare al computer o insieme ai compagni… o saltare l’ora di storia!
Le parole dei ragazzi e delle ragazze hanno sempre un ruolo importante all’interno delle attività: spesso sono un vero e proprio stimolo per ripensare e riprogettare le attività future.